Le note che seguono intendono rievocare la storia personale ed artistica di uno scultore troinese che ha attraversato il Novecento artistico, lasciandovi un segno riconosciuto e significativo del suo talento creativo e guadagnandosi così una fama che è andata ben oltre i confini nazionali.
Lo scultore in questione, Vittorio Gagliano, è nato a Troina nel 1925 ed è morto a Milano nel 2012. La sua nascita artistica è fortemente legata a Troina, come si può leggere nel profilo biografico, presente in ogni catalogo o monografia che lo riguardi:
“Vittorio Gagliano è nato a Troina nel 1925. Già a nove anni è aiutante dei tagliapietre di una cava di tufo del suo paese e il suo cammino artistico comincia qui, con il ritratto del padrone della cava stessa. Cosicché è quasi un gioco capire come il destino del ragazzo non sia quello di staccare la pietra ma il forgiarla, infonderle un’anima. Alla sera, Vittorio Gagliano, frequenta la scuola di disegno della stessa Troina e, docente il pittore Giuffrida, incomincia ad accostarsi all’Arte. Ben presto il maestro lo predilige perché nota in lui qualche cosa di particolare, quel dono di poetare che distingue l’Artista. Giovanissimo, Gagliano lascia Troina e si trasferisce a Bologna per intraprendere gli studi in una scuola d’arte della città, lavorando nel contempo per un’impresa edile. Gli viene suggerito di recarsi a Milano dove è assunto alla fabbrica del Duomo, meravigliosa montagna di marmo che esige cure assidue per difenderla contro l’assalto del tempo. Il lavoro è pesante ma per Vittorio Gagliano molto interessante. A Milano frequenta i corsi di scultura nella scuola serale del castello Sforzesco con Eugenio Pellini; si distingue tanto da ottenere il suo primo premio durante l’anno. Passa poi a Brescia dove è allievo di Ivo Soli. Accetta quindi di traferirsi ad Addis Abeba dove si costruisce per il Negus il palazzo del Giubileo. Vittorio Gagliano esegue per l’edificio colossali statue decorative, fregi, bassorilievi. È costretto a crearli come i committenti ed i progettisti desiderano, ma è pur sempre una prova maestra, veramente formativa che dura due anni”.
Ritornato in Italia e raggiunta ormai una sicura, valida e personale maturità espressiva, Vittorio Gagliano decide di dedicarsi esclusivamente all’arte della scultura. Le sue opere cominciano a trovare un prestigioso spazio in collezioni pubbliche e private in America, Francia, Svizzera, oltre che in Italia, e sono presenti in importanti mostre collettive assieme ai lavori di maestri del ‘900 del calibro di Manzù, Minguzzi, Cassinari, Messina e Pellini.
I critici d’arte lo seguono con attenzione e osservano, come fa T. Ciccarelli, che nelle sue opere svela un accostamento all’arte che rimanda sempre, al di là della sua formazione culturale, alla sua terra natia. Emmidio Pietraforti, in una monografia a lui dedicata, scrive: “la compressione di certe opere figurative, nelle loro particolari forme, ricordano un raccordo ansioso, quello di vite compresse e dolorose, di storie vecchie di cave, in cui il lavoro piega l’umanità, di donne che si chiudono a riccio per piangere i loro morti che seppelliranno da sole”.
La produzione artistica di Vittorio Gagliano, fedele ai canoni della lezione italiana, in cui la figura umana predomina, mostra il segno di una sicura maestria nel padroneggiare egregiamente quel talentuoso procedimento, d’arte e d’artigianato, attraverso il quale la materia informe si trasforma in manufatto artistico e il lavoro in capo-lavoro.
Vittorio Gagliano, nel 1996, è stato invitato a ritornare a Troina, la città che aveva lasciato da giovane, per un incontro pubblico con i suoi concittadini. In quell’occasione è stata allestita una mostra fotografica-documentaria di tutto il suo percorso artistico. Ritornato a Milano, sua città di vita e di lavoro, ha continuato a creare le sue opere, riscuotendo, con il suo solito e assiduo impegno creativo, successi e soddisfazioni.
Le sue sculture suscitano ancora interesse e parecchie sono attualmente in vendita sui siti online di diverse case d’arte italiane (Recta, Arcadia, AskART, Il Ponte, Arsvalu, etc.) e non sarebbe male se la Città di Troina le acquisisse per ri-omaggiare un artista, nelle cui opere emergono spesso la sue radici, il mondo della sua infanzia, del lavoro e della vita della Troina del primo novecento.
Silvestro Livolsi