Mercoledì 14 aprile 2021- Ieri mattina, un gran numero di studenti dell’Università degli studi di Catania è sceso in piazza per manifestare il proprio dissenso riguardo all’utilizzo del voto di maturità come criterio unico di ammissione ai corsi di studio a numero programmato riproposto anche per l’anno accademico 2021/2022.
I test di valutazione basati su varie aree di conoscenza (logica, cultura generale, quesiti relativi alle discipline dei futuri corsi ecc..) che ogni anno venivano svolti per l’accesso ai corsi Unict sono infatti stati sostituiti da una graduatoria stilata in base al voto di diploma conseguito; ne deriva l’ingresso dei soli soggetti con un alta votazione e la conseguente penalizzazione per gli altri. “Quello che chiediamo al rettore — dichiara il presidente dell’associazione studentesca Nike, Damien Bonaccorsi — è l’istituzione di un tavolo tecnico in cui dialogare, trovare una soluzione per adottare la giusta modalità di ammissione così da dare a tutti la stessa opportunità. Come associazione pensiamo che i 5 anni di percorso scolastico non debbano essere ignorati ma tenuti in conto come valutazione aggiuntiva, non esclusiva”.
La manifestazione, svoltasi nel totale rispetto delle norme di contenimento covid, è stata organizzata per sottolineare quanto questo metodo adottato per il secondo anno consecutivo determini una vera e propria modalità discriminatoria che assegna agli studenti delle etichette oltre a porre una limitazione al diritto allo studio che dovrebbe essere garantito ad ogni persona. Luigi Tilaro, rappresentante in seno alla Commissione InterCase Ersu, tiene a sottolineare che la procedura straordinaria adottata l’anno scorso per via di una situazione di emergenza, non può diventare ordinaria amministrazione: “Per questo abbiamo presentato un’istanza in cui chiediamo la tutela degli studenti che, subendo questa procedura l’anno scorso, sono stati costretti ad acquistare corsi singoli, e conseguire esami a pagamento dimostrando comunque di poter tranquillamente affrontare un percorso universitario.”
Adottando questo criterio non oggettivo, inoltre, si rischia che molti studenti che hanno conseguito o conseguiranno il diploma durante la pandemia (con tutte le problematiche connesse) saranno costretti a lasciare il loro territorio, portando il loro talento altrove, per intraprendere un percorso di studi in un’altra università. “Il messaggio che ci interessa far passare — dice Beatrice Tilaro, delegata Disum per Nike — è che ogni studente ha la propria identità. Un numero come il voto di diploma non può rappresentare la valenza di una persona e quindi determinare il proprio futuro”.
Lorena Garofalo