Troina: territorio – paesaggio – ambiente

Il territorio di Troina, comune dell’entroterra siciliano, posto all’estremità settentrionale della provincia di Enna, si estende per una superficie di ettari 16.695, pari al 6,52% dell’intero territorio provinciale, quest’ultimo pari a complessivi ettari 256.213. In termini di superficie territoriale provinciale, pertanto, il comune di Troina si colloca al settimo posto, preceduto dal capoluogo di provincia, Enna, pari ad ettari 35.718, e dai comuni di Piazza Armerina (ettari 30.304), Nicosia (ettari 21.787), Aidone (ettari 20.986), Centuripe (ettari 17.298) e Regalbuto (ettari 16.927). L’altitudine del territorio comunale varia da quota 1.242 (Serra di Vito o di Caginia) a m 250 nel fondovalle; la superficie maggiormente rappresentata, pari ad ettari 3.830, è quella posta tra i 701 e gli 800 metri d’altezza, seguita da quella posta tra gli 801 ed i 900 metri, con ettari 3.150. In valori percentuali, il territorio rientra nella zona altimetrica di montagna, con il 61,80% dei terreni situati oltre i 700 metri e con il 38,20% dei terreni situati al di sotto dei 700 metri. Il punto più alto del centro abitato raggiunge un’altitudine di metri 1.121 s.l.m. Dal punto di vista cartografico, lo stesso territorio è compreso in sei tavolette redatte dall’Istituto Geografico Militare, mentre dal punto di vista catastale viene suddiviso in 91 Fogli di Mappa.

Per quanto riguarda l’orografia, tra i rilievi più importanti, oltre al Monte Troina (m 1.121), sul quale sorge il centro abitato, si annoverano in ordine di altezza, Serra di Vito o di Caginia (m 1.242), Monte Timponivoli (m 1.209), Monte S. Silvestro (m 1.152), Rocca di Gelso (m 1.151), Rocca di Mannia (m 1.147), Rocca di S. Panteon (m 1.137), Monte Muganà (m 1.121), Serra di Buscemi (m 1.096), Pizzo S. Pietro (m 1.058), Monte Eliseo (1.043), Monte Muto (m 1.034), Monte S. Reno (m 1.034); e poi, ancora, al disotto dei mille metri d’altitudine, Monte della Pegola (m 960), Serro Gatto (m 959), Monte Angeleddo (m 944), Serro della Croce (m 925), Monte Femminamorta (m 910), Pizzo Bianco (m 887), Colle S. Michele Vecchio (m 859), Serro di Scarvi (m 844), Serro Piantacavoli (m 842), Serro S. Gregorio (m 820), Serro Prastà (m 756), Serro del Lupo (m 600). L’idrografia è costituita da due corsi d’acqua, definiti nella cartografia “fiumi”, e da una gran quantità di “valloni” e “torrenti”, affluenti dei due corsi. Tali fiumi, per via della loro posizione topografica, vengono indicati col nome di Sopra Troina e Sotto Troina; si annovera anche un terzo fiume, il Salso, il quale lambisce per un piccolo tratto la porzione di territorio posta a sud. Il Fiume Sopra Troina, funge da spartiacque per tutto il confine nord del territorio, quindi da confine anche con la provincia di Messina. Esso prende origine in territorio di Capizzi, affluisce fino al Lago di Ancipa, continua oltre lo sbarramento ma, in questo caso, viene alimentato dai torrenti Sant’Elia, Scalonazzo, Scaletta e Vignazza. Immettendosi nel territorio del comune di Bronte, prende il nome di Fiume di Serravalle, fino a confluire nel Fiume Simeto. Dopo la realizzazione della Diga di Ancipa presenta una portata limitata, mentre nel passato, alimentava parecchi mulini i cui ruderi sono ancora esistenti lungo le sponde dei territori di Troina e di Cesarò. La sua portata fece realizzare, nell’antichità, un ponte in muratura a due arcate, a schiena d’asino, ancora esistente in contrada Failla. La lunghezza di questo fiume, nell’ambito territoriale, è di circa 15 chilometri. Il Fiume Sotto Troina, posto a sud del territorio, ha origini dai monti circostanti l’abitato di Troina; esso viene alimentato dai valloni Santa Nicola, Calabrò, Sotto Badia, Piantacavoli (o Scarvi), Ciappulla e Prastà. Oltrepassando il territorio di Troina, confluisce nel Fiume Salso in territorio di Regalbuto. Presenta una portata a carattere torrentizio, inferiore al precedente, con una lunghezza, nell’ambito territoriale, di circa 16,5 chilometri. Per ultimo, il Fiume Salso, lambisce per un esiguo tratto un’area di territorio posta a sud, precisamente in contrada Cugno di Troina.

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Il paesaggio legato all’area del troinese, il quale desta comune apprezzamento, risulta frutto di una secolare applicazione del lavoro agricolo, volto a realizzare i migliori risultati in relazione alla natura e alle vocazioni produttive del luogo. Emilio Sereni, nel 1955, definiva paesaggio agrario quella forma che l’uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente, imprime al paesaggio naturale. Tale paesaggio, tipico dell’entroterra siciliano, nelle quote inferiori ai 500 metri è costituito da terreni in prevalenza a seminativo, mentre nella fascia altimetrica compresa tra i 500 ed i 700 metri prevalgono maggiormente gli oliveti ed il seminativo arborato; infine, nelle fasce più elevate prevalgono i pascoli e qualche area boschiva. Da piazza Conte Ruggero (punto panoramico), guardando verso Mezzogiorno, si può ammirare la valle del Fiume Sotto Troina, i territori del catanese, in particolare Bronte e Randazzo, fino a degradare con l’Etna ed il Golfo di Catania; più ad ovest i territori di Centuripe e Regalbuto, il comune di Gagliano Castelferrato, Agira, ed ancora Enna e Calascibetta. Da via Roma, verso Tramontana, si scorge il Fiume Sopra Troina, la catena montuosa dei Nebrodi, fino a Monte Soro, i territori di Cesarò e San Teodoro; l’abitato di Cerami e Serra del Contrasto. Da Portella Portaro, a pochi chilometri dall’abitato, era possibile ammirare contemporaneamente le valli dei fiumi Sopra e Sotto Troina. Se si fa eccezione dell’ampia superficie boscata costituita da cerrete e faggete, pari a circa 4.300 ettari, un tempo annessa al territorio comunale, oggi posta in territorio di Cesarò ma rimasta di proprietà del Comune di Troina, poche rimangono le aree boscate naturali all’interno di quest’ultimo territorio; si fa menzione del Bosco di Buscemi, con piante di sughera e roverella, del Bosco di San Giovanni, del Bosco di San Gregorio e del Bosco di Scarvi, con piante di roverella; infine, del Bosco di Sillemi-San Cono, con roverelle, noci e castagni. Tali emergenze naturali sono rappresentate da circoscritte aree, relitti di boschi molto più ampi presenti in epoche passate.

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L’aspetto attuale del paesaggio agrario non è un fenomeno statico ma soggetto ad una continua evoluzione, la quale, negli ultimi cinquant’anni, per Troina è stata estremamente rapida, tale da cancellare molto spesso tracce di quegli elementi legati al passato. Pertanto, l’attuale e rapida trasformazione del paesaggio agrario risulta legata all’altrettanto rapida evoluzione delle tecniche colturali e delle tecniche di costruzione delle infrastrutture ed in questi casi, oggetto di sacrificio sono state le aree migliori, quelle più comode ed accessibili, destinatarie più a lungo ed in modo più proficuo del lavoro e degli investimenti degli agricoltori.

Nell’ambito del territorio preso in considerazione, infatti, tra le grandi opere, non di natura agricola, si ricorda la realizzazione della diga di Ancipa o lago “Sartori”, un invaso artificiale ubicato tra i territori dei comuni di Troina-Cerami (prov. Enna) e Cesarò-Capizzi (prov. di Messina), costruito tra il 1950 ed il 1953, il cui sbarramento, a “gravità alleggerita”, venne ancorato tra le rocce di “Mannia” (Troina) e di “Ancipa” (Cesarò), raggiungendo un’altezza di 111 metri. Altra opera, correlata alla prima è la cosiddetta “condotta forzata” che dalla Diga di Ancipa permette all’acqua di raggiungere ed azionare, per caduta, le turbine della centrale idroelettrica di “Radicone”; nel tratto compreso tra “Dietro le Rocche” e “Radicone” questa condotta, un enorme tubo in acciaio, si presenta fuori terra ed ampiamente scoperta. Non meno importanti risultano i tralicci di alta tensione che si dipartono dalla medesima centrale, oppure le cosiddette “piazzole” realizzate per l’estrazione metanifera, abbandonate dopo l’utilizzo. Per ultimo, il parco eolico, creato in questi ultimi decenni, ubicato sulle montagne a confine tra Troina e Regalbuto; diversi, infine, i parchi fotovoltaici, ognuno costituito da ettari di terreno, disseminati nell’ambito delle campagne. Il paesaggio agrario di Troina, pertanto, proviene da una sostanziale modifica avvenuta addirittura a partire dalla fine del Medioevo, quando si iniziarono a dissodare quei terreni concessi in enfiteusi da parte di alcuni conventi e monasteri; ed ancora, fino a mezzo secolo fa, il paesaggio del territorio si presentava sostenuto da elementi naturali, quali siepi, muretti, filari di alberi ed elementi naturali che garantivano una valida diversità biologica. In questi ultimi decenni questo tradizionale equilibrio si è spezzato e l’esigenza di assicurare un adeguato reddito agli agricoltori, in parallelo ad uno sviluppo tecnologico, ha imposto una moderna agricoltura intensiva.

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Prima dell’avvento della fotografia, per Troina pochi sono i riferimenti iconografici legati al paesaggio, anche se il più delle volte è il solo centro abitato e non il territorio circostante ad essere attenzionato. Partendo dall’analisi di alcuni dipinti, il meno conosciuto ma interessante è il quadro conservato nella chiesa dei Padri Cappuccini di Troina. Il dipinto ad olio su tela, databile intorno al 1750, raffigura l’ ”Adorazione del Crocifisso” con lo sfondo del paese di Troina, osservato dal lato sud. Poche le abitazioni poste appena più a valle del quartiere Piazza; diverse le “case-torri”; sono invece evidenti il convento dei Padri Cappuccini, cinto con un muro, ed il convento dei Carmelitani con in primo piano il campanile di fine ‘500. Tra la parte alta e questi ultimi due edifici conventuali sussiste uno spazio ampio ed incolto nel quale si possono scorgere delle stradine rette che conducono all’abitato.

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Una immagine che ha da sempre destato una certa curiosità è la stampa dal titolo “Traina”, risalente al 1822, ad opera di William “Major” Light, un ispettore dell’esercito imperiale britannico; Peter De Wint, esperto nell’uso del colore “a chiazze”, riprodusse i bozzetti eseguiti in Sicilia dal Light, pubblicati nel 1823 per i tipi della casa editrice londinese Rodwel & Martin, col titolo di “Sicilian Scenery”. Il paesaggio non risulta cambiato di molto. Contornato da rocce, alte rupi e burroni, il paese di Troina è stato ripreso alla base della montagna, precisamente in località Oliveto, lungo la regia trazzera che conduce a Paternò, nel tratto adiacente il fiume Sotto Troina. Sullo sfondo, a partire dall’alto, arroccati e contornati da nubi, sono visibili, a partire da sinistra, l’enorme costone roccioso denominato San Panteon; l’abitato di Troina nel quale spiccano la Chiesa Madre ed il campanile della chiesa dell’Immacolata; infine, più a destra, monte Muganà. Nella parte sottostante, su di una collinetta, emergono i ruderi dell’antico cenobio di San Michele Arcangelo, dal quale si diparte la vallata di Sotto Badia; in essa si possono osservare diversi fabbricati, tra i quali due “casene” di pertinenza dei Padri Basiliani, oltre alla masseria Consalvo. È visibile, altresì, la cosiddetta “passeggiata”, un viale di cipressi, ancora oggi in parte esistente, che dalla strada comunale Lavina conduce alle “casene”. Più a valle sono riprodotte scene di vita agreste con vegetazione e bestiame immerso in lussureggianti pascoli.

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P. De Wint – TRAINA – 1822

La seconda stampa oggetto di osservazione raffigura una porzione del territorio di Troina vista dal lato nord. Disegnata dall’architetto G. Musumeci di Palermo, su incarico del viaggiatore inglese Henry Gally Knight, anch’essa risale alla prima metà dell’Ottocento, precisamente al 1836. La rappresentazione di una porzione dell’abitato e del territorio di Troina, visti dal lato nord, è stata effettuata lungo la regia trazzera nei pressi di Piano Fiera. In primo piano sono presenti alcuni viaggiatori con cavalcature bardate con i tradizionali finimenti; più in fondo una coppia di buoi in procinto di arare ed una “redina” di muli. In secondo piano, isolato sulla sinistra, è raffigurato il convento di Sant’Agostino con l’annessa chiesa a pianta ottagonale, il retrostante ed originario chiostro e la “chiusa” ricca di essenze arboree; non è ancora presente il grande loggiato antistante il prospetto principale del convento, realizzato anni dopo. Segue, nella parte centrale, il quartiere San Rocco e, quindi, in alto dominante a destra, la Chiesa Madre con la torre campanaria, i cui prospetti risultano ben particolareggiati; infine, appena più in basso, una caratteristica abitazione a due elevazioni che rappresenterebbe il Sobborgo. Sullo sfondo di sinistra, oltre il convento, è possibile intravedere pizzo San Pietro ed ancora più in fondo una torre. Chiudono l’orizzonte i paesi di San Teodoro e Cesarò adagiati sui rilievi dei Nebrodi. L’insieme delle immagini è abbellito da un caratteristico paesaggio roccioso ed a balze, oltre a piante esotiche, quali palme ed agavi, la cui presenza risulta improbabile per l’altitudine e l’esposizione del sito riprodotto.

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G. Musumeci – TRAINA – 1836

Diverse sono invece le descrizioni che, attraverso un attento lavoro di ricerca, vengono di seguito riportate. Una delle più antiche rimane quella di Idrisi del 1154: Traina [Targinis], un castello del tutto simile ad una città, è dimora ambita e fortilizio che domina ai margini di una serie non discontinua di seminati e terreni coltivabili. Segue l’attestazione dell’Anonimo Vaticano, risalente ai secoli XI-XII: Erat autem Trojnam in supercilio montis constitutum, tantoque naturaliter ex omni parte precipitio munituum, quod nullum gentis, quantumcumque foret, timeret accessum…Infine, la descrizione fatta dal Fazello del 1558: La Rocca della Città vecchia è chiusa dentro à termini della Città nuova, e la Città vecchia si vede hoggi un miglio lontano verso mezo giorno, nel luogo dove è San Silvestro, dove si vedono le maravigliose anticaglie, e reliquie di mura, di Tempij, e di Piramidi. Le notizie attinte dalla lettura del manoscritto “Memorie della Vetustissima e nobilissima città di Troina”, risalente al 1710, di frate Antonino da Troina, sono importanti per definire la topografia locale antica, basata sulla tradizione, sulla onomastica dei luoghi e sugli antichi ruderi; molti di questi avanzi citati dal frate laico cappuccino, ancora esistenti ai suoi tempi, risultano al giorno d’oggi non più riscontrabili: Il principio di detta [città] cominciava da questa parte del mezzogiorno dallo stretto di S. Giorgio che al presente così si nomina, seguitando per l’orto grande e tirando per la fontana detta Parapia e da quella tirava per il valloni di Rosone ed a quella voltava per il Carmine e tirava per la strada pubblica della Posterna e finiva sopra li cappuccini passando per mezzo la città il valloni detto di Guadagnino che è quello che cala dalla Conseria e va a Limbia…

Le notizie che si possono apprendere dal prezioso volume dal titolo “Nicosia, Sperlinga, Cerami, Troina, Adernò”, pubblicato nel 1907 da Giovanni Paternò-Castello, arricchito con centinaia di foto scattate dal fratello dello stesso autore, Alberto, sono ancora utili, poiché conducono il lettore a luoghi inconsueti e distanti dall’immaginario moderno; eccone un passo riferito al nostro territorio: Luoghi inaccessibili, romiti, nidi d’aquile, cui fan corona giogaie, picchi e selve quasi vergini…Vie erte, difficili, tra il massiccio delle montagne, che ora rasentano profonde valli, ora sfiorano letti di rocciosi torrenti, dove ti par di giungere alla meta quasi subito e invece stenti a pervenirvi per le lunghe giravolte e i gomiti e i serpeggiamenti che rendono interminabile il cammino. Poche case e pagliai sparsi quale là son le sole case a dar certezza di viventi, chè altrimenti tutto si ridurrebbe ad un oceano di balze. Ed ancora: Troina…è lanciata, quasi nido d’aquila, su un altissimo picco, non lungi dalle estreme radici dell’Etna…Tutte le vie che ad essa fan capo, non l’attaccan di fronte, chè sarebbe vano, ma tentan di giungervi a via zig-zag o di gomiti e giravolte che allungano il cammino per lo meno del doppio.

Una bella descrizione riferita alle Foreste di Troina viene fatta dallo scrittore verista Federico De Roberto nel 1909 il quale, ospite di amici, soggiornò più volte nelle campagne del troinese: Fin dove l’occhio giunge, dalle falde di Monte Sori alle Caronìe, l’immenso parco disteso sulle colline e sui monti e giù nelle valli, le fitte faggete dove un ignaro si smarrirebbe, i querceti secolari, i laureti odoranti, le grandi macchie d’agrifoglio dove i vecchi ricordano ancora d’aver uccisi gli ultimi cervi, gli ultimi daini e gli ultimi caprioli, e dove si dà oggi la caccia alle martore, alle volpi, agl’istrici, ai lupi; e i prati pingui di trifoglio e d’erba medica, e le pure e gelide vene di Fontana Bianca, di Fontana Fredda, del Faggio, della Sciara di Morte, della Cerasa, delle Acque Cernute, tutta quell’immensa e varia ricchezza naturale…tutto quel territorio è oggi, all’inizio del ventesimo secolo, press’a poco nelle stesse condizioni dell’undicesimo: non vi hanno aperto una strada, non vi hanno bonificato i bassi territori malarici, non vi hanno compiuta nessun opera di pubblica utilità…e qua e là, tra il verde degli alberi, rosseggiano le groppe delle mucche pascolanti; ma la pastorizia è ancora come al tempo degli Arabi…Nessuno gode di tante bellezze, dell’aria sottile di Monte Cedro e del Pizzo dell’Aquilina, dell’ombra dei viali della Faggetina serpeggianti per il declivio d’una collinetta come quelli d’un artificiale giardino, delle vedute che improvvisamente si schiudono alle Portelle, gole aperte tra le barriere montane, vie maestre dei venti, finestre affaccianti sulla costa settentrionale dell’isola…Dalla Portella di Collebasso tutta la distesa della Bussonita, dominata dalla cima di Monte Sori e del Pilato, si vede avvallarsi a tramontana, verso il colle dove biancheggiano le case e torreggia il castello della lombarda San Fratello…dalla cima d’Ambola è un’altra meraviglia: la piramide dell’Etna, colossale come da nessun altro sito, troneggiante sull’alta e la bassa valle del Simeto, schiacciante le cime dei Peloritani, gli spalti di Centuripe, i monti Iblei, tutte le altre altezze, e velante il cielo col fiato ardente che se ne sprigiona. Salvatore Fiore, in una sua pubblicazione del 1914 riporta quanto segue: A 1120 metri di altezza, addossata prima e poi a cavaliere d’un vetta altera, lungi molte miglia dal mare, circondata quasi di boschi foltissimi, era la pia solitaria, che rinunzia al frastuono della vita lussuosa dei centri popolosi per le soavi dolcezze del ritiro…sur un picco isolato, come nido di aquila, disegnavasi nettamente la forte Troina, e più ancora verso sud-ovest la maestosa Castrogiovanni…

Interessante risulta pure la descrizione dell’abitato di Troina fatta nel 1919 da parte di Luigi Vittorio Bertarelli, pubblicista e scrittore, fondatore del Touring Club Italiano. Le notizie, soprattutto quelle di carattere storico, risentono ancora di alcuni schemi comuni caratteristici dei viaggiatori del secolo precedente: Dopo Cerami spicca, ad uno dei primi piani, Troina, sul mozzo culmine di un monte. La strada si fa più alpestre; nell’avvicinarsi a Troina la piccola città si delinea meglio, come una frangiatura delle rocce, dalle quali sorge e con le quali quasi si confonde…Troina m 1120…aggrappata sui ripidissimi fianchi di un emergente cocuzzolo roccioso, di cui si lambe la parte più bassa, girandone il piede e lasciando la cittadella sulla sinistra. Nel giro si scorgono viuzze di povere case, costruite così a ridosso della roccia viva, che molte hanno in questa scavata una parte delle camere…Ora si cammina verso l’Etna, che va divenendo man mano il motivo predominante del paesaggio. Dapprima è una discesa in un selvaggio vallone spoglio di ogni vegetazione, poi in terreno più aperto, fino a sprofondarsi al ponte sul fiume di Troina…Questo tratto è particolarmente interessante. Per una serie di salite e contropendenze in terreni in parte argillosi, imbrigliati ai ponticelli della strada, si prosegue attraverso incolti verso Cesarò. L’Etna appare in tutta la sua maestà. Infine, tratta da una ‘ntrallazzata (poema in vernacolo troinese) riferita alla vita di San Silvestro Monaco, viene descritta una località, orograficamente accidentata, posta all’interno dell’abitato di Troina: La Pusterna e tutta ssa pinnina / Dduocu era vuoscu di mali tirrieni, / Di rutti e di sciarazzi nn’era china / Sbauzi, ruocchi: cu autri cuosi ‘nsiemi…

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Nicola Schillaci

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