Troina nel IV millennio a.C.: come si è trasformato il paesaggio con le attività umane

Che aspetto aveva il territorio montano troinese nel IV millennio a.C., quando cominciò ad essere occupato da popolazioni umane in modo sistematico?
Ci sono indizi che segnalano la presenza di insediamenti umani già alla fine del VI millennio a.C. Non c’era allora un centro urbano, che sarebbe sorto tre millenni dopo, tra il IV e III sec a.C., a circa 1000 msl su un pianoro circondato dalle cime dei monti Troina, Pantheon e Muganà.
Le trasformazioni del territorio e del paesaggio sono state oggetto di studio, fin dal 1997, del Magdalene College e del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Cambridge. Le periodiche campagne di scavo, condotte con il sostegno del Comune di Troina e della Soprintendenza di Enna, si sono concentrate su alcuni siti sparsi e distanti dal centro urbano, consentendo di raccogliere informazioni sulle trasformazioni avvenute. A dirigere queste campagne di scavi sono Simon Stoddart (Università di Cambridge) e Caroline Malone (Università di Belfast), docenti di preistoria.
Nel IV millennio a.C. il territorio montano troinese definisce la sua identità trasformandosi da paesaggio boschivo ad ambiente agro-pastorale relativamente aperto. Fu in quel periodo che le attività umane divenute più invasive su larga scala produssero i benefici legati alla produzione del formaggio ma anche l’erosione del terreno, spogliandolo della copertura vegetale, che continua fino ad oggi. A questa conclusione è giunto il gruppo di ricerca internazionale e multidisciplinare che ha condotto lo scavo nel mese di aprile di quest’anno nel sito di contrada Petralonga, a 500 metri slm con vista sull’Etna. È arrivato a questa conclusione combinando i risultati del suo recente scavo sia con di Casa Sollima, in contrada Scarvi a 650 metri slm, sia con quelli dell’indagine geoarcheologica e dell’analisi dei pollini di Urio Quattrocchi, il piccolo lago sui Nebrodi (1000 metri slm). I risultati dello scavo di Casa Sollima, condotto una ventina di anni fa, avevano dimostrato che circa 3500 anni a.C. si praticavano la produzione di formaggio e l’allevamento di pecore nelle terre alte troinesi, accompagnati dai primi segnali di erosione del terreno per effetto della riduzione della copertura arborea. Dall’indagine geoarcheologica del Fiume sotto Troina viene fuori che l’erosione del terreno era un fenomeno ricorrente. Le maggiori manifestazioni di questo fenomeno geologico risalgono alla tarda età del bronzo e all’età romana. Da allora l’erosione è continuata nel corso dei millenni fino ai nostri giorni. Come hanno dimostrato in modo convincente i risultati del recente lavoro su Urio Quatrocchi, già attorno a 3 mila anni a.C. la copertura arborea del terreno era sostanzialmente ridotta all’altitudine di circa 1000 metri slm. Lo scavo di Petralonga, profondo fino a circa 3 metri, ha riportato alla luce ricchi resti di ceramica, asce, pietre per affilare e attrezzi in pietra di ossidiana, arenaria-quarzite, selce e grandi lastre di pietra scivolate a valle per continue erosioni del terreno. Questi reperti dimostrano la presenza di una sofisticata produzione di formaggi, principalmente dal latte ovino, integrata con la caccia di cervi e la coltivazione di cereali e legumi. Nel gruppo guidato da Stoddart, Malone e Enrico Giannitrapani (Soprintendenza di Enna), che ha lavorato nel recente scavo di Petralonga, c’erano: Fabio Salinaro per la logistica (Troina), Donald Horne e Elena Scarsella di Cambridge per il sondaggio digitale, Finbar McCormick (Belfast) per le ossa degli animali, Frijda Schmidt e Fanny Gaveriaux di Cambridge per la flottazione e i resti floreali, Gianbattista Marras (Cambridge) per la geoarcheologia, Steven Ashley (Norwich) per le illustrazioni. Il gruppo si è valso anche del supporto di: Eoin Parkinson (Belfast), Nicholas Whitehead, Edward Suckling e Camilla Zeviani di Cambridge, Ornella Cravotta (Caltanissetta), Luca Candela, Nerea Sipala e Rossella Torrisi di Catania.

Silvano Privitera

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