Si è concluso nella serata di venerdì 20 maggio, presso il cine teatro Andrea Camilleri di Troina, il terzo incontro sul tema dei Diritti, organizzato dal Centro Studi “Med Mez Napoleone Colajanni”, con il patrocinio dell’Associazione Luca Coscioni e del comune di Troina. Ad approfondire il grande tema della serata –Eutanasia diritto di scelta – Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, già europarlamentare e attivista.
Parlare di eutanasia (letteralmente “buona morte” ), suicidio assistito, fine vita, non è mai semplice. Eppure questi temi ci riguardano più di altri, perché fanno parte, in un modo o nell’altro, del vissuto di ciascun essere umano, inevitabilmente destinato nel corso della propria vita a fare i conti con il dolore, con la malattia, con la morte. Ecco perché il tema dell’eutanasia, considerato spesso un taboo dai media e dalla politica, diventa tema cruciale per la società civile che non esita, non si volta dall’altro lato, che non mette la testa sotto la sabbia come fanno le istituzioni, ma si attiva e firma per portare in Parlamento un referendum che, modificando l’articolo 579 del codice penale, legalizzi l’eutanasia. Sono state più di un milione e duecentomila le firme raccolte dai volontari in ogni parte d’Italia e anche a Troina, ‹‹qui – ricorda il sindaco Venezia – grazie all’impegno e alla sensibilità di tanti giovani e meno giovani, si è arrivati a raccoglierne circa seicento››; una vittoria straordinaria per Marco Cappato e per l’associazione Luca Coscioni, promotori della mobilitazione, una vittoria che si è però scontrata, nei fatti, con la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, del quesito referendario giudicato inamissibile “perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana”. Qual è quindi, oggi, l’alternativa al referendum? Cosa possiamo fare per vedere applicato un diritto così importante, che è il diritto alla libertà di scegliere come morire? Queste le domande che Valentina Rizzo, antropologa culturale del Centro Studi Med Mez e moderatrice della serata, ha posto ai relatori presenti sul palco: Sebastiano Fabio Venezia (sindaco della Città di Troina), Angelo Fasulo (avvocato foro di Gela, Centro Studi Med Mez), Davide Di Fabrizio (responsabile reparto Anestesia Ospedale Basilotta di Nicosia EN), Marco Cappato (tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica). Un interessante dibattito che ha visto avvicendarsi ai microfoni del cine teatro Camilleri, professionisti nel campo del diritto e della medicina, che hanno esposto il proprio punto di vista sulla questione, arricchendola di nuove argomentazioni e spunti di riflessione, dopo i saluti di apertura dell’avvocato Walter Giuffrida, presidente del consiglio comunale di Troina, e di Francesco Nasonte del Centro Studi Med Mez. ‹‹Legalizzare l’eutanasia non significa – dice Cappato – scegliere tra libertà e vita, perché le due cose sono indissolubilmente interconnesse, non può infatti esistere vita senza libertà››. La libertà di porre fine ad un dolore irreversibile. Cappato ha poi rivendicato con forza e convinzione la scelta del referendum quale strumento fondamentale di democrazia nelle mani dei cittadini e non “sconfitta” per lo Stato, come è stato definito da molti. ‹‹Lo Stato siamo noi, e se non è il Parlamento a muoversi per creare una legge, sarà il popolo a farlo, con tutti i mezzi che ha a disposizione, ricorrendo – se necessario – anche alla disobbedienza civile››. Da due anni e mezzo – cioè dal giorno della sentenza di assoluzione di Cappato nel processo sul caso di Dj Fabo – le persone che siano con volontà lucida e consapevole, affetti da una patologia irreversibile che provochi una sofferenza fisica o psicologica insopportabile, e che siano tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale, hanno diritto all’aiuto al suicidio. Ma quanti, fino ad oggi, hanno potuto realmente usufruire di questa possibilità? La risposta è Nessuno. ‹‹Parlare di eutanasia è fondamentale – sottolinea Cappato – perché significa parlare dello stato della nostra democrazia. Che senso ha battersi per realizzare le riforme se la forma della legge che già esiste non è rispettata?››. Un circolo vizioso che condanna all’impotenza e che deve aiutarci a capire che solo migliorando la qualità delle nostre istituzioni potremo arrivare a cambiare lo stato attuale delle cose. ‹‹Lo stop al referendum ha sicuramente rallentato il percorso della battaglia sul fine vita, ma non l’ha fermato; noi vinceremo questa battaglia, anzi, la stiamo già vincendo. Il danno riguarda piuttosto lo scollamento tra le istituzioni e la società. Proviamo dunque ad attivare i diritti che abbiamo già, a conoscerli, a farli conoscere e a darci da fare per conquistarne di nuovi››.
Lavinia Trovato Lo Presti