Liliana Bodoc è stata una delle più importanti scrittrici dell’America latina. Il genere letterario che più l’ha resa celebre è stato quello del fantasy. E’ lei, infatti, l’autrice della fortunatissima trilogia de “La saga de los confines” (ne sono state vendute più di 300.000 copie) ed è lei che, per il complesso delle sue opere (più di trenta), ha ricevuto i complimenti di Ursula K. Le Guin, la maestra, riconosciuta a livello mondiale, della narrativa fantascientifica di pregio.
Liliana Bodoc è morta nel 2018 a Mendoza, in Argentina, dove è nata nel 1958 (a Santa Fè) e dove ha vissuto per tutta la vita. Ma le origini della sua famiglia sono siciliane, troinesi. Di Troina erano i suoi nonni paterni che come centinaia di altri troinesi, sono emigrati in Argentina nei primi decenni del ‘900.
Infatti, quello di Liliana Bodoc è un cognome d’arte, quello anagrafico è Chiavetta. Figlia di Josè Chiavetta, autore di teatro e militante politico di orientamento marxista, Liliana Bodoc-Chiavetta è diventata un’ importante scrittrice, che ha conquistato un posto di rilievo nella letteratura, non solo dell’America latina, ottenendo riconoscimenti e premi di livello internazionale (tra gli altri, il prestigioso premio Andersen per la letteratura per l’infanzia); i suoi libri sono stati tradotti in numerosi paesi del mondo (in Italia, l’editore Fazi ha pubblicato un suo romanzo fantasy, “Gli ambasciatori del male” e Mondadori un racconto per ragazzi, “I giorni del cervo”).
Per omaggiare le sue radici troinese, Liliana Bodoc ha scritto, nel 2018, un raccontino per ragazzi, in lingua spagnola, dal titolo “El sitio de Santina”, contenuto nella raccolta “Nomos (Series elementares), Alfaguera Infantil y Juvenil, 2016”.
Il breve ma intenso scritto ha per protagonista la nonna materna, Santina (che ha 88 anni ma è ancora in buona salute ed è soprattutto lucida di mente e di memoria) e che ha nostalgia del suo ‘sitio’, del suo luogo d’origine, del paese dove è nata, di Troina. E la nipote Liliana, ormai affermata scrittrice, conduce la nonna in un viaggio virtuale verso Troina, su Internet, attraverso Google maps.
All’apparire delle prime immagini satellitari sullo schermo del computer, la commozione della nonna è manifesta e forte, come lo è l’ansia e la curiosità della nipote di capire, del paese dei suoi avi, cos’era cambiato e cos’era rimasto uguale nel corso del tempo.
E, mentre la scrittrice si avventura nel suo tour virtuale su Troina, la nonna si sofferma, pescando nei suoi ricorsi, sui luoghi che più gli sono familiari: così quando le immagini mostrano Via Garibaldi, prontamente indirizza la nipote sulla casa che fu della sua famiglia, di cui ricorda con esattezza anche il numero di porta, il 10, e vedendo il cortile di casa, per nulla modificato, confida alla nipote la sensazione che in quel remoto angolo di paese, dove ha trascorso la sua infanzia ,“il tempo si è tolto le scarpe”.
E, sempre su Google maps, lo sguardo della nonna, si allarga alle case attorno alla sua, che avevano “i balconi così vicini che si poteva spettegolare da uno all’altro”: e tra queste vi era pure la casa di quello che diventerà suo marito, Silvestro Chiavetta; e poi, in un giro panoramico sull’intero paese, sulle tante vie, chiese e piazze: alcune riconosciute, altre totalmente nuove. Alla fine, constata la nonna che “la modernità si è fatta timidamente avanti” nella sua Troina. Scorre così, nel raccontino della Bodoc, la storia, autentica e travagliata della famiglia di sua nonna, emigrata in Argentina quando lei aveva 12 anni, e seguiva a malincuore, assieme ai suoi fratelli, i genitori, costretti dalla mancanza di lavoro, a trovare un’adeguata prospettiva di vita in terre lontane. Nella Troina ritrovata, anche solo sul web, la nonna della Bodoc rivive, riconoscendo i luoghi, i momenti felici della sua infanzia, fatta di cose semplici ma belle, di giochi e di usanze che nella socialità del loro svolgersi rendevano felici tutti, vecchi e bambini.
Ne vien fuori un quadretto dolceamaro della storia paesana del primo novecento e il testo, seppure breve, testimonia di come ella stessa cercasse con interesse e commozione, le radici, le origini, della sua storia familiare e personale, facendola, peraltro, diventare pregevole narrazione letteraria.
Silvestro Livolsi