Lo sfilato siciliano nasce tra il Mille e il Millecento nella Sicilia orientale, in primo luogo a Ragusa, dove, sotto il dominio arabo, si iniziarono a realizzare dei pregiati ricami. In seguito, con la dominazione Normanna e con Federico II, i laboratori furono mantenuti e incrementati.

Si tratta di un’arte tutta al femminile, nata dal desiderio di rendere affascinanti e leggeri tanto i capi di biancheria personale quanto quelli destinati alla casa, come il “corredo”.
Le donne di paese affidavano proprio al corredo il segno del loro valore come future padrone di casa. Non a caso, infatti, i contratti nuziali del tempo confermano che la “dote” in corredo ha costituito un vero e proprio punto d’onore.
Inoltre, il lavoro di ricamatrice non solo contribuiva ad accrescere l’abilità, ma diventava un prezioso mezzo per le relazioni sociali, le quali erano perlopiù basate su confidenze e pettegolezzi.

Il lavoro consiste nello sfilare la tela sia nel senso dell’ordito sia in quello della trama, ottenendo così una rete che, una volta “intramata”, permette di ottenere un reticolato con un motivo decorativo prestabilito seguendo un disegno, ovvero fiori, foglie, volute, rosoni, figure, animali etc. Ogni capolavoro può essere portato a termine avvalendosi di tre metodi di lavorazione differenti: il 400, di grande pregio con il ricamo eseguito a punto tela; lo sfilato 700, con il ricamo eseguito a punto rammendo e, infine, il 500, con il motivo da ricamare lasciato sulla tela e sfilato intorno, utilizzato per dare vita a lenzuola, asciugamani, tende e tanto altro.
Nel Museo del Ricamo e dello Sfilato siciliano, iscritto al Registro dei Beni Immateriali della Regione Sicilia, sito nella parte più antica della cittadina di Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, sono stati creati degli spazi che ricostruiscono – con mobili, fotografie e preziosi strumenti artigianali – gli ambienti in cui venivano creati i sempre più rari ricami dello sfilato siciliano.
Proprio Chiaramonte può vantare un punto di ricamo che porta il nome della città: il “Punto Chiaramonte”. Venne ri-scoperto nel 1999 ad opera di una ricamatrice che ritrovò questo particolare punto di ricamo, ormai quasi del tutto dimenticato anche a causa della mancanza di fonti a riguardo, e prese proprio il nome di “Punto Chiaramonte” in onore del paese siciliano.
Il Punto Chiaramonte è particolarmente apprezzato dalle ricamatrici di tutta Italia: tantissime, infatti, sono le riviste specializzate del settore – tutte a tiratura nazionale – ad aver menzionato questa tecnica.

Nella moda il nostro “sfilato siciliano” è stato da sempre molto apprezzato, ma in particolare Dolce&Gabbana, durante la collezione S/S 19, si ispirò al corredo delle giovani spose della tradizione siciliana del ‘900; la collezione, infatti, esprime l’eleganza e l’artigianalità di preziosi ricami fatti a mano, nonché di seducenti pizzi rigorosamente bianchi.
Per questo tipo di ricamo viene utilizzato esclusivamente il lino puro, perché solo la sua trama permette questo tipo di lavorazione. Pochi gli strumenti da utilizzare: un telaio, un ago, un ditale e una piccola forbice a punte sottilissime.
È un lavoro che richiede tempo e pazienza, ma soprattutto passione! Passione per un’arte che spero non morirà mai!
MELANIA SPALLETTA