Giornate di panico nell’Ennese: da due giorni ormai le fiamme stanno facendo terra bruciata nelle campagne. Terreni distrutti, animali bruciati vivi e intere aziende agricole rase al suolo: questo è il panorama degli ultimi due giorni nel nord della provincia.
I vigili del fuoco, in sinergia con la Protezione Civile, la Guardia di Finanza, i carabinieri, la Forestale e la Protezione civile, lavorano ininterrottamente per tentare di concludere le operazioni di spegnimento, ma purtroppo i focolai – con il vento a loro favore – continuano ad espandersi.
Le autorità riferiscono che sono almeno 700 gli ettari andati in fumo nel territorio di Regalbuto. Ad essere invase dalle fiamme, le aree di Monte Pellegrino, Buscemi, contrada Salice, Gazzana e Mulera. «Mai visto niente di simile, ho trascorso la giornata – racconta il sindaco Francesco Bivona – segnalando aziende e allevatori in difficoltà. Il loro dramma è che hanno visto andare in fumo paglia e foraggio per gli animali e che già da oggi non sanno come nutrirli. Dalla conta dei danni, ancora chiaramente parziale, manca ad esempio, il resoconto sul bestiame che manca».
Nonostante l’impegno profuso dalle autorità competenti, le fiamme sembrano essere indomabili e nella giornata di oggi si sono propagate fino a contrada Cota, a ridosso di Troina, determinando la chiusura della strada statale 575 e ingenti danni per gli agricoltori del posto. Tutte le campagne della zona sono state evacuate in via precauzionale durante i lavori di spegnimento. Tuttavia, come si evince dalla pagina Facebook del primo cittadino di Troina, Sebastiano Fabio Venezia: «c’è uno scenario apocalittico». Infatti, prosegue, «le fiamme alte diverse decine di metri in alcuni punti stanno scendendo verso il fiume Troina. Purtroppo i Canadair al buio non riescono a operare e la situazione è davvero difficile. Gli uomini a terra con l’ausilio delle forze dell’ordine stanno tentando di salvare le aziende agricole e il bestiame». Nel frattempo, inoltre, il Dipartimento della Protezione Civile sta provvedendo ad inviare ulteriori mezzi da Messina e Catania per tentare di accelerare le operazioni di spegnimento. Insieme agli altri Sindaci della zona, infine, è stato richiesto lo stato di calamità affinché possano giungere «congrui ristori per chi ha subito danni».
Non si sa ancora quale sia stata la causa scatenante, ma si escluderebbe l’ipotesi dell’ autocombustione: si ipotizza la dolosità di questi incendi, sebbene i responsabili non siano stati individuati.
Duro, sul fronte politico, l’attacco di Sadirs e Ugl al presidente della Regione Sicilia Musumeci per la mancanza di una figura direzionale nelle le operazioni di spegnimento, nonché per la mancata attuazione delle direttive in materia per l’anno 2021. Ma l’assessore regionale all’Agricoltura, Toni Scilla, smentisce i sindacati: «Smentisco categoricamente ritardi negli avviamenti dei lavoratori delle manutenzioni che dell’Antincendio […] Ma è anche vero però che non si può scaricare ogni responsabilità solo e sempre sulla Regione. È necessaria la massima sinergia tra tutte le istituzioni interessate. Ognuno deve fare la propria parte».
Intanto, la terra brucia e con essa i sacrifici e il pane quotidiano di centinaia di agricoltori disperati e increduli.
CONCITA CARMENI

