“Non possiamo relegare ciò che è successo ad una «Tragica Fatalità»” – così le ragazze ed i ragazzi dell’associazione Koinè Unict – “quello che è successo in Viale Andrea Doria ci riguarda tutti, ci riguarda perché a perdere la vita è stata una studentessa universitaria, una ragazza di 18 anni la cui unica colpa è stata quella di attraversare la strada. Eventi come questo lasciano senza parole e con il cuore pieno di dolore.”
Non è la prima volta che su quello stesso viale, percorso ogni giorno da centinaia di studenti, si consumano tragedie del genere. Per anni si sono susseguite denunce sulla pericolosità di quel tratto di strada e poco e nulla si è fatto. Nel 2017 un altro studente, Danilo Di Majo, aveva perso la vita.
“Non possiamo accettare che ogni giorno studenti debbano mettere a repentaglio la propria vita per andare a studiare – Continua il comunicato dell’associazione – Non possiamo accettare che tutto ciò venga etichettato come una sterile “tragica fatalità”. Dobbiamo dirlo, dobbiamo urlarlo: ciò che è successo era PREVEDIBILE. Lo dobbiamo a Chiara e a tutte quelle vite spezzate a causa delle mancanze e delle irresponsabilità altrui.”
“Come associazione Koinè avviammo un percorso di dialogo con le istituzioni preposte affinché tragedie di questo genere non si ripetessero più: tante promesse fatteci e mai mantenute.”
“Crediamo nella necessità di una battaglia seria che parta dagli organi del nostro ateneo ma che sia inevitabilmente supportata dall’azione dei decisori politici di questa città. Catania non è una città a misura di studente né tantomeno a misura di pedone. Questa tragedia ha dimostrato evidenti responsabilità politiche.
È necessario porre in essere una progettualità che mira a rendere non solo le strutture universitarie, ma tutta la città, più sicure.
Per questo ci appelliamo ai nostri consiglieri comunali ed alle istituzioni tutte affinché si facciano portavoce delle esigenze della comunità studentesca che rappresenta una componente fondamentale della vita nella nostra città”
La morte di una giovanissima studentessa del nostro Ateneo in un modo così tragico e incomprensibile non può lasciarci indifferenti, – Risponde il capogruppo del Partito Democratico Maurizio Caserta – come comunità accademica e come comunità politica. Occorre raccogliere il grido degli studenti e ripensare la sicurezza della città, che significa più controlli e nuove regole. Ma anche una nuova consapevolezza: la mobilità prevede che si vada anche a piedi o in bicicletta. Queste modalità vanno rese compatibili con la mobilità sui veicoli a motore. Le strade della città non sono luoghi dove svolgere competizioni di alcun tipo. Devono servire invece a realizzare l’interesse generale ad una mobilità sostenibile e sicura. Si pensi per esempio a fissare il limite di velocità a 30 km orari, come altre città hanno sperimentato con successo. L’episodio di cui parliamo è la manifestazione estrema e tragica di una città che ha perso il senso della comunità e degli obblighi che ciascuno deve osservare nei confronti degli altri.