Quali effetti producono le immagini dei paesi europei più ricchi sulle popolazioni giovani dell’Africa centrale, poveri nonostante la presenza di risorse naturali?
L’effetto più visibile è la spinta ad emigrare, pur conoscendo i rischi. Spesso attraversanocon mezzi di fortuna il deserto cosparso dei corpi senza vita di quelli che non ce l’hanno fatta, per raggiungere la Libia o Tunisia e da lì arrivare in Sicilia solcando il Mediterraneo su barconi sgangherati. Durante il loro viaggio, che è un incubo infernale, si imbattono in funzionari corrotti, faccendieri e scafisti senza scrupoli. Sono rinchiusi in orribili campi di detenzione e costretti a lavorare come schiavi, sono sottoposti a tortura. Messo piede in Italia, fanno di tutto per andarsene in Germania, Francia, Inghilterra e nei paesi scandinavi. Non tutti ce la fanno. Non sono pochi quelli che, loro malgrado, devono accontentarsi di restare in Italia. Ad organizzare il viaggio di questi giovani africani emigrati è gente senza scrupoli, che bada solo a fare soldi. Nel film “Io Capitano” Garrone racconta la drammatica esperienza fatta da due giovani senegalesi, Seydou e Moussa, che partono dal paese per raggiungere Tripoli in Libia, passando per il Mali e il Niger. Questi due giovani cugini hanno caratteri, idee e visioni visione del mondo che non collimano, ma sono animati dalla stessa voglia di migliorare la loro vita. La loro esperienza non unica, ma condivisa da migliaia e migliaia di giovani africani, uomini e donne, che alimentano quei flussi migratori verso l’Europa inarrestabili fino a quando la ricchezza prodotta a livello mondiale verrà redistribuita in misura squilibrata tra il Nord ricco e il Sud povero del pianeta.
Silvano Privitera