Emilia, l’ultima dei Di Aceto a Troina

La signora Emilia Di Aceto era la suocera del fratello di mio padre. La conoscevo dunque sin da bambino. Ma da piccolo non sapevo che rappresentava l’ultimo capitolo d’una storia millenaria a Troina. Che con lei ha avuto la parola fine.

Emilia Eufelia Di Aceto si è spenta nel 2007 a 92 anni a Catania dopo una lunga malattia ed è stata tumulata a Troina nella cappella dei “Bianchi”. L’ultima dei Di Aceto, una delle più antiche famiglie di Troina, se non della più antica. Con lei i Di Aceto in paese si estinguono dopo quasi dieci secoli.
Una figlia sposata, Alfonsina, insegnante, deceduta il 15 settembre 2014, ed un figlio, Alfonso, che ha vissuto a lungo a Napoli, responsabile di cantiere di grandi opere pubbliche, e che ora da pensionato vive a Riposto, anche lui sposato con una troinese e con figli. Insomma la discendenza di Emilia c’è. Solo che sono Di Giunta, cognome del marito, altra famiglia di rango di Troina, nella cittadina dal 1518, possidenti. Ma il blasone e la storia millenaria dei Di Aceto sono di maggiore spessore.
Vedova da tempo, la signora aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita in una casa di riposo di Catania. A parte qualche problema di memoria, peraltro lieve, e qualche inevitabile acciacco dovuto all’età, aveva conservato fino a sei mesi prima di morire una invidiabile lucidità e non aveva perso i tratti essenziali del suo carattere, per i quali era stimata da tutti: un fare assennato e concreto, una grande disponibilità verso gli altri, un cuore grande. E in più una riconosciuta maestria sia in cucina sia nella preparazione di dolci.
La storiografia locale è concorde nel far risalire i Di Aceto direttamente al Conte Ruggero, capostipite della dinastia normanna della Sicilia. Francesco Bonanno in “Memorie storiche di Troina”, edito nel 1789, scrive a proposito di Casale Carbone, che era un “feudo modesto (…) in possesso fino al XVIII secolo ai conti Aceto, discendenti di Matilde figlia del Conte Ruggero e Ruberto de Aceto”. Vincenzo Squillaci lo conferma precisando che “Casale Carbone era fino alla seconda metà del XVIII secolo feudo dei Conti Aceto, discendenti in linea femminile dal Conte Ruggero il Normanno”. Riprende inoltre quanto asserito dal Bonanno e cioè che i Conti Aceto “vi avevano il Mero e Misto Impero con diritto di fabbricare nel medesimo Casale” (“Chiese e Conventi” 1972, p. 81).
Ma questa discendenza da Matilde di Altavilla non viene suffragata da Goffredo Malaterra, contemporaneo e storiografo del Conte Ruggero. Il monaco benedettino scrive nella sua opera, “Imprese del Conte Ruggero e del fratello Roberto il Guiscardo” (la versione tradotta in italiano dal latino e stata edita da Flaccovio, Palermo, nel 2000), che “nel 1080, Raimondo, famosissimo conte di Provenza, raggiunto dalla fama di Ruggero, conte dei Siciliani, gli inviò messi degni di entrambi così gran principi, per chiedere in moglie la bella figlia Matilde, che il conte aveva avuto dalla prima moglie. Ruggero accettò ed entrambe le parti concordarono il matrimonio religioso e la data delle nozze; (…) Ne fu felice Raimondo – infatti ardeva d’amore per quella fanciulla di cui aveva sentito decantare la bellezza – e appresa la data delle nozze, si mise in viaggio alla volta della Sicilia e si affrettò per anticipare l’arrivo. Il conte ricevette l’ospite con i dovuti onori. (…) Celebrate dunque le nozze, e non senza sfarzi costosi, il suocero trattenne per un po’ di tempo il genero presso di sé e se lo rese devoto con doni, come la circostanza richiedeva; ed elargì a ciascuno del seguito omaggi diversi secondo il rango. Quindi, preparate le navi, lasciò andar via sul placido mare il genero con la figlia. Essi affidarono le vele ai venti e, per lo zefiro favorevole, in breve raggiunsero il luogo donde erano venuti”.
Come si risolve l’enigma? Si possono fare solo delle ipotesi. Dalla più immediata, che Bonanno abbia preso un abbaglio e che l’albero genealogico dei Di Aceto sia da rivedere come origine, ad una vedovanza di Matilde che in seconde nozze sposa Roberto di Aceto e torna in Sicilia (sarebbe come inventarsi a tutti i costi una probabilità), ad una eventualità più logica ovvero che i Di Aceto possano discendere da Matilde e Raimondo di Provenza e siano tornati negli anni del regno normanno nella Sicilia su cui regnavano i sovrani dello stesso casato della madre o nonna Matilde. Infine una quarta congettura: che i signori di Provenza avessero un cognome francese italianizzato in Di Aceto e che Raimondo di Provenza e Roberto di Aceto siano la stessa persona. Quest’ultima ipotesi appare la più accreditata per quanto frutto di una svista di non poco conto. Nel documentato saggio “In Terra Traynae”, Edizioni Novagraf 2006, Nicola Schillaci cita V. Palazzolo Gravina, il quale nel suo “Il blasone in Sicilia. Raccolta araldica”, edito a Palermo nel 1871 e poi nel 1875, scrive che la famiglia normanna Achito prende l’avvio in Sicilia da Roberto de Aceto, conte di Aucense, marito di Matilde, figlia del Conte Ruggero. Da Aucense all’italianizzato Aceto il passo è breve. Se le cose stanno così per il cognome è però chiaro che sul nome è stata fatta confusione da Malaterra che lo ha trascritto erroneamente cambiandolo da Roberto in Raimondo.
Insomma diverse congetture. Malgrado a Troina sia storicamente accettato il collegamento della famiglia al conquistatore normanno che mise fine nell’isola al dominio musulmano. Naturalmente dei Di Aceto emergono numerose tracce in vari documenti nel corso dei secoli come famiglia nobile, per quanto non ricchissima, ben presente nella demaniale Troina. È il caso di documenti del 1601, 1661, 1706 e 1728, nei quali si citano Garitella di Aceto, Notala di Aceto ed infine Camilla e Francesco di Aceto. Nel 1774 ricorre in atti pubblici nome e cognome di Antonio Stazzone e Aceto. Nell’Ottocento Cesare e Pietro Aceto “di antica e nobile famiglia” furono entrambi ardenti patrioti e presero parte ai primi moti rivoluzionari che, qualche decennio dopo, portarono all’unità d’Italia.
Un susseguirsi di generazioni lungo i secoli fino ad arrivare ad Emilia, l’ultima dei Di Aceto.

Pino Scorciapino

Condividi su:

blank

Seguici su