Cosa possono fare i sindaci per aiutare gli agricoltori e allevatori che manifestano organizzando presidi con i loro trattori nei comuni dell’ennese e a Dittaino? Partecipano a questi presidi per portare la loro solidarietà. Ma basta questo o possono fare anche altro? Non è domanda peregrina, e tanto meno provocatoria, se rivolta ai sindaci dei comuni dell’Area Interna di Troina e all’Unione dei comuni (lo strumento istituzionale che si sono dati per attuare la strategia di sviluppo del loro territorio).
A molte rivendicazioni, come agevolazioni fiscali, modifiche alla PAC e alla normativa che riduce l’uso di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura, riduzione delle accise sull’acquisto del gasolio i sindaci, presidente, giunta e consiglio dell’Unione dei Comuni non possono dare alcuna risposta perché tali materie non rientrano nel loro campo di competenza. Allora cosa possono fare? Devono andare a cercare i problemi di allevatori ed agricoltori sui quali possono intervenire e, assieme a loro, trovare le soluzioni partendo dalla realtà locale.
Le aziende agricole e zootecniche si sono trovate sole di fronte al mercato. Rappresentano il primo anello della catena legata alla produzione di cibo, ma sono deboli nella filiera distributiva che non tiene conto dei loro interessi. Questo spiega l’allargamento della forbice dei prezzi dei prodotti all’origine pagati alle aziende e dei prezzi pagati dai consumatori alla grande e piccola distribuzione. Il loro reddito diminuisce mentre aumentano i costi di produzione. Per superare questa condizione di debolezza sul mercato bisogna farle uscire dall’isolamento.
Nell’Area Interna di Troina sono 8193 le aziende agricole e zootecniche. La superficie agricola totale (sat) è di 105 mila ettari. La superficie agricola utilizzata (sau) è di 99 mila ettari. Ne restano 6 mila ettari da utilizzare. Ci sono anche dei caseifici che producono degli ottimi formaggi molto apprezzati dai consumatori. Sul mercato non c’è un formaggio che sia espressione del territorio dell’Area Interna di Troina. Ci sono però le condizioni per poterlo fare. Ma ci vuole una forte volontà politica e una visione chiara del percorso da seguire. Per farlo, occorre mettere insieme agricoltori, allevatori e caseificatori su un disciplinare di produzione che per alimentare bovini, caprini e ovini da latte di razze autoctone preveda l’utilizzo in una certa quantità di foraggi prodotti localmente anche su quei 6 mila ettari di terreni agricoli non utilizzati. Alla fine di tutto questo processo, che non è una passeggiata, si rafforza la posizione delle aziende agro-zootecniche sul mercato e nella filiera della distribuzione, riducendo quella forbice dei prezzi del prodotto pagati alle aziende e dei prezzi pagati dai consumatori ai grandi centri commerciali o al piccolo esercizio di vicinato. Una cosa del genere è già stata fatta e con successo nell’appennino reggiano nell’ambito della Strategia Nazionale Aree Interne, ciclo 2014-2020, di cui s’è parlato nel seminario on line organizzato dal Forum Aree Interne, sui cui farebbero a riflettere sindaci, presidente, giunta e consiglio dell’Unione dei Comuni dell’Area Interna di Troina.
Silvano Privitera