Covid-19, Troina: perché non creare degli hub vaccinali permanenti?

Troina, come molti altri paesi nelle ultime settimane, ha vissuto il tragico rialzo dei contagi. Festività trascorse nella paura di aver contagiato un familiare, nell’isolamento domiciliare o semplicemente nella frustrazione causata dall’impotenza. Sebbene tamponi e attese interminabili di fronte le farmacie o i laboratori abbiano sostituito le file per le corse ai regali natalizi, l’unica opzione realmente efficace resta la vaccinazione.

Secondo gli ultimi dati relativi alla situazione epidemiologica il numero degli attuali positivi a Troina è di 199 unità. Nessuno di essi, tuttavia, è in gravi condizioni o ricoverato in ospedale.  Dati in crescente aumento, dunque, controbilanciati però dall’insorgenza – nella quasi totalità dei casi – di una sintomatologia lieve che non necessita ospedalizzazione.
Ma dalla nota del Dasoe sull’attuale situazione siciliana si evince che  “quasi tre pazienti su quattro ricoverati risultano non vaccinati o con ciclo vaccinale non completato”. Significa che la scelta di non vaccinarsi per la paura di alcuni e per la folle subcultura no vax ha una ricaduta importante sui servizi per la salute di tutti, cioè sulla loro progressiva mancanza, nel momento in cui gli ospedali si saturano. Dal lunedì 10 Gennaio, in vista dell’attuale situazione epidemiologica e dell’imminente apertura delle scuole, partirà la campagna di vaccinazione che interessa i giovani fra i 12 e 15 anni che hanno già completato il ciclo primario, dopo un intervallo minimo di 4 mesi (120 giorni) dalla somministrazione dell’ultima dose. Non solo, ma scatta anche l’obbligo di vaccinazione per gli over 50  e l’entrata in vigore del “super green pass”.

Accelerare la campagna di vaccinazione – sebbene i no vax gridino già alla dittatura sanitaria – è l’unico modo efficace per contrastare e limitare la diffusione del virus. Troina si è fatta già promotrice  di due giornate di vaccinazione – il 23 dicembre e il 5 gennaio – durante le quali sono state somministrate circa 600 dosi. Numeri importanti, certo, ma che potrebbero aumentare sensibilmente se si pensasse alla creazione di un hub vaccinale permanente che faciliterebbe la somministrazione delle dosi, soprattutto in considerazione del fatto che quelli attualmente attivi (si pensi a Bronte o Leonforte) sono al collasso e non riescono a gestire l’ingente quantità di richieste. Una campagna vaccinale di cui potrebbero, per esempio, usufruire coloro che sono rimasti fuori da queste due giornate o i paesi limitrofi. Inoltre, si potrebbe pensare anche di delegare la somministrazione dei vaccini ai medici di base, che opererebbero relativamente al numero dei loro pazienti, contribuendo a smaltire e velocizzare considerevolmente le operazioni di vaccinazione.
Decentrare in più hab vaccinali distribuiti nel territorio le dosi vaccinali e/o delegare ai medici di famiglia la somministrazione di esse  potrebbero essere delle strategie vincenti – insieme all’obbligo vaccinale – contro il covid-19.

CONCITA CARMENI

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