Cineclub, giovedì 23 novembre 2023: “Ti do i miei occhi” di Iciar Bollain

Dall’1 gennaio ad oggi, in Italia, sono 105 le donne uccise da uomini, di cui 83 in ambito familiare da compagni, mariti e fidanzati. Tra queste ci sono la troinese Mariella Marino, uccisa quest’estate dal suo ex marito, e Giulia Cecchettin, uccisa alcuni giorni fa da suo ex fidanzato.
Il film che vedremo giovedì, tre giorni prima del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, affronta il delicato tema della violenza sulle donne fra le mura domestiche. Alcuni anni fa, in occasione della giornata internazionale internazionale contro la violenza sulle donne, l’associazione culturale Antonio Gramsci ne organizzò la proiezione nella sala Paolo VI dell’ex convento delle suore cappuccine del Corso.
Il film inizia con le immagini di una donna che nel cuore della notte, a Toledo, lascia il marito portandosi via il bambino perché non ne può più del marito violento, geloso e facile agli eccessi d‘ira, che di mestiere fa il commesso in un negozio di elettrodomestici. È ben descritta tutta la dinamica delle relazioni tossiche: il marito che si mostra pentito, disponibile a cambiare per convincere la moglie a tornare a vivere con lui; la moglie, una donna intelligente e di animo sensibile, si lascia convincere ricadendo così nella spirale dei maltrattamenti e della violenza.
Sono dinamiche che spesso hanno un esito letale per le donne, se non fanno in tempo rendersene conto e a fermarle prima che sia troppo tardi. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le norme per punire gli uomini che violentano le donne, ma il fenomeno non subisce alcun arresto. Al contrario, pare che sia in espansione. Le più recenti statistiche ci dicono che in generale sono diminuiti i reati, ma non le violenze sulle donne (maltrattamenti fisici e psichici, stupri e femminicidi) che invece sono in aumento. Non bastano le norme giuridiche, perché spesso intervengono dopo che il reato si è consumato. Allora che fare?
Tra i tanti commenti sul caso di Giulia, quelli della sorella Elena Cecchettin sul Corriere della Sera di oggi: “ Viene spesso detto «non tutti gli uomini». Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista…Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”. L’appello è quello di bruciare la cultura patriarcale.

 

Silvano Privitera

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